La conoscenza è un insieme di linguaggi e di tecniche comunicative. Per
quanto approssimata, per i nostri scopi la definizione sopra esposta
è sufficiente. Ciò che infatti interessa sono le modalità con le quali
comunichiamo con l’altro. Basta assistere ad uno degli innumerevoli forum
televisivi per rifiutarne immediatamente lo svolgimento: sovrapporsi di
voci, impossibilità di argomentare le posizioni che gli interlocutori sostengono,
volgarità gratuite indirizzate al “nemico”, insomma uno spettacolo indecente. Non
tanto un caos (sarebbe già una nobilitazione delle suddette trasmissioni), quanto
una espressione conflittuale di meri flatus voci la cui unica distinzione consiste nei
decibel raggiunti dai diversi partecipanti. Così la comunicazione si interrompe
prima di iniziare. Cosa, vuol dire, infatti, comunicare? Basta scomporre il verbo e ci
accorgiamo immediatamente che significa “mettere in comune”, condividere, cioè,
un identico vocabolario, una identica grammatica, una identica sintassi, soprattutto i
significati dei termini con i quali ci esprimiamo. Ma non basta: comunicare significa
in primo luogo accettare l’altro, riconoscere la sua uguale diversità, da cui deriva la
disposizione all’ascolto senza la quale siamo condannati al silenzio....
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